IL PRIMO FIGLIO: COSA SUCCEDE ALLA COPPIA?

Chi legge questi articoli è spesso una persona incuriosita dall’aspetto psicologico e, molto probabilmente, cerca di non vivere basandosi sulla superficialità delle cose ma piuttosto si interroga e riflette su ciò che avviene nella sua vita e in se stesso, andando un po’ più in profondità.

In questo articolo prediamo in considerazione la situazione in cui può trovarsi la coppia con la nascita del primo figlio. Possiamo vedere questo momento come un passaggio naturale, fisiologico, che non richiede riflessioni in merito. Oppure, possiamo fermarci e chiederci che cosa succede alla coppia quando arriva il primo figlio, quali dinamiche si attivano, quali paure, quali difficoltà.

Le differenze fra la l’essere-coppia e l’essere-famiglia sono moltissime tanto che Andreas  Giannakoulas, psichiatra e psicoterapeuta, scrive che “la genitorialità non è ‘decorativa‘: non è cioè qualcosa che si aggiunge semplicemente  ad uno stato precedente, ma è piuttosto qualcosa che modifica profondamente e durevolmente le singole personalità dei genitori e la coppia nel suo insieme”.

Partiamo da una premessa:

In che situazione di coppia si inserisce il neonato?

La nascita del primo figlio costituisce la più forte crisi della coppia perché destabilizza, scombussola, sconvolge gli equilibri, pretendendo e comportando delle modificazioni nella coppia e nei singoli individui che la compongono.

Spesso arrivano da me coppie o, individualmente, donne e uomini, che riconoscono nella nascita del primo figlio questo elemento di crisi che, all’epoca, non era stato affrontato, discusso, elaborato.

Capita anche molte volte che questo figlio sia arrivato in un momento della coppia non ancora di stabilità e solidità ma di conoscenza, di “innamoramento”.

primo figlioÈ brutto dare dei numeri quando si parla di amore, ma consideriamo che l’innamoramento dura circa 6-9 mesi e dopo questo tempo possiamo cominciare a dire di vedere e incontrare l’altro per quello che è e non per quello che crediamo lui/lei sia (leggi l’articolo “LE FASI DELLA VITA DI COPPIA“).

Se il sentimento dell’innamoramento riesce a reggere anche dopo aver incontrato la realtà dell’altro e dopo essersi mostrati nei propri aspetti più fragili, nelle piccole manie, nelle personali crisi e difficoltà, allora quel sentimento può evolvere e trasformarsi in “amore”.

Una coppia che concepisce il figlio nella fase iniziale dell’innamoramento, in cui i partner quindi non si sono ancora realmente conosciuti per quello che sono, non è detto che rimarrà unita nel tempo se non si presenterà un’evoluzione positiva nella loro relazione. Succede che i partner si rendano conto di aver “corso troppo“, si accorgano di non essere fatti l’uno-per-l’altra, cosa di cui erano fermamente convinti, e che il figlio diventi a quel punto il collante per non far scoppiare la neo-coppia.

A volte ci riesce… ma dura qualche anno. Poi la coppia, scoppia.

La più grande differenza fra l’essere in 2 e l’essere in 3

Potreste aver notato anche voi, quando siete diventati genitori per la prima volta, che avviene uno spostamento dell’attenzione e dell’energia, dalla coppia al figlio. Questo è fondamentale e fisiologico, considerando che l’essere umano non rientra nella specie animale di chi nasce e si arrangia. Il neonato, il bambino, senza la mamma e il papà che lo accudiscono, muore psicologicamente e fisicamente.

Se prima, come coppia, i due partner si godevano il loro amore dedicandosi reciprocamente energie e attenzioni, dopo la gioia iniziale della nascita del figlio, con il passare del tempo, il papà può cominciare a sentirsi escluso (una sorta di “terzo incomodo”) e la mamma può sentirsi non sostenuta, sola, “abbandonata“.

Nel mio orientamento psicoterapeutico, parliamo non di “mamma e papà” ma di  “coppiamadre” (scritto proprio così) intendendo con questo termine l’importanza nella prima fase di vita del bambino, di ricevere le cure proprie della funzione materna (l’accudimento inteso come nutrimento, pulizia, coccole, bacini, presenza, amore) sia dalla mamma sia dal papà.

Il papà è quindi fondamentale e all’inizio della vita del bambino la sua funzione è principalmente quella di sostenere con le sue braccia la mamma che, a sua volta, sta sostenendo il loro bambino. Senza il reale “io ci sono, io VI tengo” del papà,, la mamma si sente crollare e il bambino, di conseguenza, non sentirà sicurezza dalle braccia della mamma.

È importantissimo quindi, che qualsiasi bambino abbia il diritto di arrivare in una famiglia che l’ha pensato, voluto, desiderato, cercato e, ancor di più, che prima di tutto questo si sia occupata di consolidarsi e rafforzarti per essere in grado di tenere davvero il bambino che arriverà.

© DR.SSA ILARIA CADORIN

Psicologa n°9570 Albo Psicologi del Veneto

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