Serve litigare?
Serve discutere, confrontarsi e a volte forse anche scontrasi?
Sì. Il litigio è importante ed è qualcosa di naturale, considerando che due partner, per quanto possano essere simili, sono due esseri unici, l’uno diverso dall’altro, in continua evoluzione e trasformazione.
Attenzione alle situazioni in cui il litigio non c’è mai!
Lo scontro a volte può essere necessario per “riassettare” il sistema, per permettere ai partner di organizzarsi in un nuovo equilibrio e, lo sappiamo bene, non c’è mai cambiamento senza il passaggio per una CRISI, piccola o grande che sia.
A volte può durare dieci minuti, un’ora, un giorno… a volte un mese, un anno, forse di più.
Ma la coppia che resiste a quello scontro, a quel conflitto, tornando ad abbracciarsi, sarà molto più forte di una coppia che fa qualsiasi cosa per evitare il conflitto, con la paura, inconscia o consapevole, di smuovere qualcosa “che è meglio se rimane così”, nonostante porti insofferenza, insoddisfazione e infelicità.
Una coppia che ripara alle rotture diventa più forte
di una coppia che le rotture le evita.
Perché si litiga?
I litigi nascono quando ci sono forti incomprensioni ed è per questo che l’obiettivo dovrebbe essere non tanto quello di sfogare una rabbia cieca, quanto piuttosto quello di farsi capire e capire l’altro.
Parlo di “rabbia cieca” quando il litigio non è legato solo al problema in atto ma è l’occasione per sfogare rancori del passato, irrisolti, oppure per sfogare una frustrazione personale per cui il partner funge da sacco di boxe da prendere a “pugni emotivi”.
L’IMPORTANZA DEL LITIGIO
Partiamo dal presupposto che è sano, positivo e costruttivo affrontare le discussioni e non nascondere la polvere sotto al tappeto, nell’illusione che le cose si risolvano da sole.
Quando il livello di emotività e tensione è però troppo alto, potrebbe essere utile impegnarsi momentaneamente in un’altra attività, o uscire, camminare una decina di minuti per “schiarirsi le idee”, per focalizzare meglio la propria opinione su cosa ci ha realmente ferito e soprattutto per diminuire l’impatto emotivo della situazione.
L’obiettivo di tutto questo è riuscire a ritornare ad una discussione in maniera più aperta e pulita.
I toni di voce alti, infatti, così come le parolacce e i modi bruschi, possono dare l’idea di coadiuvare lo sfogo, ma spesso fomentano ancora di più il litigio.
Quali sono le due azioni che più ci riescono difficili?
- DIRE LA VERITA’
Anche i bambini mentono e lo fanno in una circostanza. I bambini mentono quando il dire le cose come stanno potrebbe metterli in una situazione svantaggiata, motivo per cui la menzogna diventa la soluzione migliore alla propria “sopravvivenza”. Così è anche per l’adulto ma c’è un elemento importante da considerare, che è dato appunto dalla maturità della persona: dire la verità significa essere coerenti con se stessi nelle quattro dimensioni del sentire-pensare-agire-parl
- CHIEDERE “SCUSA”
Molti giustificano la difficoltà nel chiedere “scusa” con l’espressione “sono troppo orgoglioso!” ed è vero, l’orgoglio sicuramente non aiuta a chiedere scusa. Occorre però considerare altri fattori che rendono questo gesto, nella sua importanza, uno fra i più grandi segni di forza di una persona:
* Chi chiede scusa è capace di scendere dal suo piedistallo e abbassare la testa, dimostrando la capacità di reggere una posizione vulnerabile per se stesso.
* Chi chiede scusa è responsabile delle sue azioni, è in grado di riconoscere i suoi errori e di agire per “rimediare” ad essi. Errare umano, CHIEDERE SCUSA E’ DIVINO.
Perdita e guadagno
La domanda che mi pongo io è sempre questa: “Cosa ci perdo nel dire questa cosa?” e, dall’altro lato, “cosa ci guadagno nel dire questo?”.
Si perde sempre in:
- fiducia: i nodi, prima o poi, vengono al pettine.
- intimità: se io nascondo al mio partner il motivo per cui mi ha ferita, fosse anche la cosa più sciocca del mondo, comunque è qualcosa che mi ha ferita ed è importante e rispettoso, per me verso me stessa, riconoscerlo e comunicarlo.
- libertà d’espressione: non dire ”A”, porta la volta dopo a non dire “B”…”C”…fino a “Z”… così come il fare un primo e forse maggiore sforzo nel dire “A” mi farà percepire come più facile dire “B”, “C”, ed aprirmi sempre di più.
Si guadagna in qualità dello stare-in-coppia, che può definirsi VITA-DI-COPPIA e non SOPRAVVIVENZA-DI-COPPIA, in cui si cerca di “tirar ‘vanti” (come si dice dalle mie parti), ma in cui si sta insieme perché si sente l’unione con il partner come arricchimento e miglioramento della propria vita, come SCELTA fatta con consapevolezza ogni giorno.
Per un’altra lettura sul tema della comunicazione, leggi l’articolo “AMORE E STRESS: COME CONVIVERE?”
© DR.SSA ILARIA CADORIN
Psicologa n°9570 Albo Psicologi del Veneto
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