I miei pazienti e le molte persone che mi seguono ormai da anni, sanno che pochi mesi fa ho aperto il mio studio di psicologia e psicoterapia, lo studio in cui (immagino) arriverò fino alla pensione e che segna ufficialmente la mia nuova partenza!
Mi ero ripromessa di prendermi il tempo per spiegarvi nel dettaglio il significato del nome che ho voluto dare al mio studio ed ora è arrivato il momento.

Avevo già accennato in un post su Instagram che c’ho pensato moltissimo al nome dello studio, un po’ come se fosse un figlio, anzi, è per me un figlio!
Piccola parentesi
A proposito di questo, Erik Erickson (…i genitori hanno avuto poca fantasia nel dargli questo nome…) è stato un famoso psicoanalista tedesco che ha teorizzato l’esistenza di 8 fasi nello sviluppo dell’essere umano; secondo Erickson in ogni specifica fase della vita l’essere umano si trova a fare i conti con dei “compiti” specifici e, senza addentrarmi troppo sulla specificità di queste fasi, cito Erickson perché la 7^ fase (dai 26 ai 40 anni… anno più, anno meno) è quella connessa alla generatività. Generatività significa sicuramente diventare genitori, ma non solo! A più ampio spettro, questa fase si riferisce alla capacità dell’individuo di creare, generare, dare luce a idee e progetti, realizzandosi a livello professionale e personale. Ecco quindi che il mio studio è per me come un figlio, il frutto del mio lavoro e dei miei sacrificio.
Allora, quando nasce un figlio è fondamentale dargli un nome! E una cosa era certa: volevo escludere a tutti i costi un ipotetico “ILARIA CADORIN” scritto in caratteri cubitali sulla vetrina dello studio. Questo sia perché non era mio interesse che emergesse così tanto la mia “persona”, sia perché ho sognato questo studio come uno spazio in cui nel tempo potranno collaborare professionisti accomunati tutti da un unico meraviglio obiettivo: il benessere della persona.
Così è nato ERIS.
Significato
ERIS non è acronimo di nessuna frase, ma è una parola che contiene molteplici significati.
Innanzitutto ERIS è il verbo essere in lingua latina, declinato essere al tempo futuro nella seconda persona singolare, ovvero significa “TU SARAI”. È un verbo che ci proietta al futuro che spesso spaventa e che può essere modellato solo nel momento in cui si decide di prendere a piene mani il presente, spesso insoddisfacente, frustrante e conflittuale.
E così entriamo nell’altro significato di ERIS che, nella mitologica greca, è il nome della “dea del conflitto”, o della discordia. Ho scelto di focalizzarmi sul conflitto perché siamo tutti consapevoli che i conflitti sono costanti e fanno pienamente parte della nostra vita, a volte di più a volte di meno, ma quando le nostre guerre interne, o relazionali, prendono il sopravvento sulla nostra capacità di gestirle, noi non riusciamo più a procedere nella vita. Ed è lì che spesso arriviamo a chiedere “aiuto”.
Omero si riferiva alla dea ERIS chiamandola anche “La signora del dolore”, quel dolore che, proprio nello spazio di psicoterapia, può trovare il giusto posto per essere accolto, ascoltato, lavorato e digerito.
Perché questo è quello che io voglio aiutarti a fare: prendermi cura dei miei pazienti, aiutarli a scoprire dentro loro le risorse per gestire le proprie “guerre”, i propri conflitti, e riuscire finalmente a stare Bene.
Forma
Anche la forma scelta per il nome ERIS non è causale.
A primo impatto rimanda al balloon, il segno grafico utilizzato convenzionalmente nei fumetti per contenere i dialoghi dei personaggi e per me il dialogo (fra sé e sé e con l’altro) è proprio rappresentativo della relazione che avviene nello spazio di psicoterapia. Inoltre la forma segmentata ricorda, in maniera stilizzata, i contorni del cervello… e non mentire, lo so che anche a te sarà capitato di pensare alla/o psicoterapeuta nei termini di “strizzacervelli” 😉.
COLORE
Infine il colore. Che dire… mi piaceva! Era un colore relativamente poco visto, nuovo (almeno per me!) e soprattutto è un colore che mi ha fatta sentire bene e che mi ha trasmesso calma, tranquillità e allo stesso freschezza e presenza.
Spero di aver colmato le tue curiosità e, perché no, di essermi fatta conoscere un po’ di più anche attraverso le scelte che ho voluto condividere con te.

