Sono stanca delle immagini che rimbalzano nei social attribuendo al Capodanno sempre e solo il carattere di festa, brindisi, cenoni con amici o vacanze in posti meravigliosi. Come tutte le festività che nel periodo invernale si concentrano in pochi giorni, anche il Capodanno è un momento difficilissimo per molte persone.
Penso ai miei pazienti.
A chi è solo, lontano dalla propria casa, fisicamente o affettivamente.
A chi ha subìto un lutto, la perdita di una persona cara e sa che pian piano dovrà cominciare a ristrutturare la propria vita senza più quella persona fuori, ma avendola per sempre dentro.
A chi ha chiuso una relazione affettiva importante e oggi inizia a organizzare la propria routine in maniera diversa.
Ai figli di genitori separati, che avranno passato il Natale da un genitore e il Capodanno dall’altro… quando fino all’anno prima con mamma e papà ci si stava, insieme.
A chi sta male fisicamente, a chi è in ospedale o è in attesa di interventi.
A chi combatterà con il cibo, probabilmente chiudendosi in bagno a vomitare o mettendosi in dieta ferrea a gennaio.
A chi è in isolamento per covid e forse aveva immaginato programmi completamente diversi per la chiusura dell’anno.
A chi ha nella mente preoccupazioni così grandi da ritrovarsi domani a simulare sorrisi e discorsi leggeri, cercando di cacciare sotto al tappeto quanto in realtà ha ben fisso in mente.
Ai miei adolescenti che bramano inviti a feste che poi non arrivano e alla sensazione di essere scartati, esclusi, non voluti, e a chi scende a compromessi accettando la compagnia di persone che però, in fondo, tanto amiche non sono.
Agli universitari che si prenderanno (forse) due giorni di pausa dallo studio con l’angoscia di non riuscire ad avere il tempo (e la testa!) per dare gli esami alla sessione di gennaio.
A chi ha familiari in zone di guerra e che ad ogni brindisi augurerà vita, salute e pace ai propri cari.
A chi non riesce a prendere sonno la notte perché ha la mente troppo sveglia nel tentativo di trovare soluzioni e strategie per evitare un fallimento, una chiusura dell’attività, la dolorosa scelta di licenziare o di non rinnovare un contratto a un collaboratore.
A chi si alza al mattino sapendo che l’attività più importante della giornata sarà per l’ennesima volta cercare di trovare una risposta alla richiesta di giustizia dopo aver subìto una qualche forma di danno sentito come ingiusto.
A chi desidera un figlio e ad ogni arrivo del ciclo piange il ritardarsi di un progetto di vita importante come quello di diventare genitore.
A chi inizierà l’anno con il primo, o ennesimo, tentativo di PMA, con la speranza di ritrovarsi il prossimo Natale con un bimbo tra le braccia.
A chi sta facendo valutazioni in questo momento, rispetto a cosa lasciare al 2022 e a cosa mantenere, o cominciare, nel 2023.
A chi sente di dover cambiare strada, ma non conosce ancora quale sia quella da imboccare, oppure lo sa, ma il sentiero è così tanto nuovo e diverso da quello percorso finora da temere di non riuscire a farcela.
A tutti voi e a me stessa auguro di avere la forza, l’energia, la fiducia necessarie per non arrenderci di fronte alle fatiche che stiamo attraversando, rimanendo consapevoli che l’autentica “novità” dell’anno che si apre sta nel potere che noi abbiamo di rendere feconde anche le nostre fatiche.
Dott.ssa Ilaria Cadorin